Nicola Oddati

Assessore alla Cultura del Comune di Napoli

Il Maestro Francesco Paolo Delle Noci è protagonista di un evento espositivo che non intende solo cogliere in sintesi la ricchezza, la molteplicità dei linguaggi e delle matrici culturali, lo spettacolo della perfezione formale, ma in special modo volgere uno sguardo retrospettivo sull'intera opera dell'Artista pugliese, alla ricerca di valori antologici volti a riscoprire l'identità profonda della nostra cultura; una cultura insieme mediterranea, europea, nordica.
La mostra rispecchia questa finalità e quella di rendere attuale la visione che Francesco Paolo Delle Noci ha sempre fermamente sostenuto della necessità dell'incontro tra classico e moderno, Oriente e Occidente. È, senza dubbio, un itinerario suggestivo quello che si snoda attraverso le tele, i pastelli e le incisioni dell'Artista: pagine scritte da fragili eroi e paladini testimoni di un tempo metastorico, segni inconfondibili di una cultura protesa oltre i confini dell'Italia, ma che in essa ha le sue salde radici.
L'impegno e l'interesse con cui l'Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli ha promosso questa iniziativa si sono felicemente coniugati con la cura delle progettazioni della mostra e nel suo allestimento, nelle sale di Castel dell'Ovo. Il mio ringraziamento infine va a quanti hanno concorso all'ottimale realizzazione dell'evento.

Gianni Mongelli

Sindaco della Città di Foggia

Quella del sogno è una dimensione affascinante ed inquietante allo stesso tempo: un luogo in cui tutto può accadere avendo coscienza che nulla possa accadere. Ciò spinge artisti come Francesco Paolo Delle Noci ad esplorarne anfratti e paesaggi, persone e personaggi, figure e miti con la sensibilità propria di chi il proprio sogno lo vive. La città di Foggia è lieta di accogliere lui e le sue opere, invito a compiere un affascinante viaggio nel fantastico onirico che ciascuno di noi conserva e preserva.

Anny Baldissera

La poetica di Delle Noci... tracce lasciate su delle superfici... caratterizzate da un gesto... per far emergere l'essenziale. È facile cogliere nelle opere citazioni che rimandano all'esperienza emozionale e spirituale della "sua" realtà, con forte accentuazione cromatica ed incisività del segno, riconducibili ai canoni del surrealismo-astrale. Surrealismo nei termini in cui l'Autore, alla maniera di Andrè Breton, risolve le condizioni contraddittorie tra sogno e realtà. Con figurazioni realizzate secondo una precisione quasi fotografica, Delle Noci da vita a composizioni prive di logica apparente, ma cariche di suggestive inquietudini. Col termine "astralismo" egli invece ben definisce quei soggetti siderali che, svettanti verso altri mondi, si fanno espressione delle istanze più profonde del suo inconscio.
Delle Noci, dopo una lunga e proficua ricerca, codifica un linguaggio basato su una scelta e combinazioni di immagini che, svincolate dal loro contesto naturale e traslate in ambiti diversi, si caricano di valenze e valori superiori, per esprimere "altro", una drastica rottura con l'idea tradizionale dello spazio pittorico, per agire "nel varco che separa arte e vita". In sintesi le opere dell'Autore sono tele, basamenti per la sua materia pittorica, come pretesto per i suoi interventi, come "le pages d'un livre" che si lascia leggere e fa emergere i risvolti più segreti della sua complessa concettualità.

Vito Apuleo

Critico d'Arte de Il Messaggero

Poichè un pittore non nasce senza storia, a proposito di Delle Noci mi piace ricordare un suo quadro dei lontani anni cinquanta. Si tratta di una natura morta. Semplice, figurativa narrativamente didascalica eppure estremamente accattivante per quel tanto di mistero anche involontario, che ho creduto di poter leggere al suo interno. L'insieme insiste sull'argomentario d'uso: frutta, ortaggi, foglie. Sulla sinistra della composizione un portacenere singolarmente ornato di un grifone alato. Sulla destra una statuina arieggiante un sapore vagamente liberty. Il tutto contro il riquadro di una finestra spalancata con sullo sfondo non un paesaggio bucolicamente idilliaco ma la sagoma di tre casoni popolari, tristi, isolati, con le finestre chiuse come asole di calore freddo. È dalla tristezza che emana da quei casoni che mi è parso di poter intravedere la "fuga" di Delle Noci; la sua reazione, cioè, ad un realismo che agevolmente sarebbe potuto sfociare nel sociale. Il rifugio, quindi, nella favola, nel mito, nell'archeologia, nell'evocazione di un'epica irreale che, alla distanza, diventa reale. Nel suo mondo si affollano così, al momento della svolta, i castelli di Puglia (lui meridionale di nascita), il ricordo del "teatro dei pupi", l'epopea dei paladini, tra il rullìo dei tamburi, lo sventolìo delle drappelle, l'evocazione di una singolare "anomalìa" che ha sempre come protagonista il gatto nella sua valenza simbolica e ancestrale.

Dario Bellezza

Poeta

Le opere di Delle Noci offrono briciole di poesia, in questo millennio che fugge, e questo è certamente il regalo più bello che un vero artista possa fare al mondo. Sono certo che chiunque si avvicinerà, con amore, alle immagini di questo potente artista potrà dire insieme ad Henry Miller: "L'arte non insegna niente, tranne il senso della vita".

Domenico Guzzi

Critico d'Arte

Si direbbe, allora, che il motivo fondamentale della pittura di Delle Noci, è costituito da una certa rivisitazione, formale ed interlocutoria, dell'onirico, il quale come proprio da tal quadro si rende evidente, così com'è evidente certo indubitabile risvolto ironico - ha un ruolo in quanto rifugio perentorio da ogni rapporto immanente. Osservando la situazione come preservati dalla tenda-fortezza. Crediamo che sia questo il confine, e la chiave di comprensione, di un dipingere che non invita all'interno del suo luogo a farsi, ma induce, come ponendo in evidenza una contraddizione, ad un'osservazione a distanza. Al gioco del cui narrato giova al nitore cromatico e l'indubitabile esatttezza delle forme.

Valeria Orsi

Critico d'Arte

Si può parlare di tutto e del contrario di tutto nell'opera di Delle Noci. Si può cominciare citando De Chirico, Dalì o Clerici, per chi ha presente il contemporaneo, ma i nomi possono essere anche molti altri, quel che importa, è che tutti questi richiami non sono imitazioni, o riferimenti precisi, ma costituiscono uno spesso e robusto substrato culturale, su cui il genio artistico pone le sue radici. Radici che attingono ben più lontano nel tempo e nella storia, nel passato dell'umanità, nei miti e nelle leggende, nelle favole e nella realtà. Ma che cos'è la realtà nell'arte di Delle Noci? Non certo la realtà quotidiana che ci circonda, gli elementi che tutti vediamo e viviamo ogni giorno, le cose comuni oggettivamente banali. O meglio non solo quelle e non come siamo abituati a vederle con occhio "normali". Lui vede e trasfigura tutto con l'occhio vigile, attento e profondo della mente...

Antonio Porcella

Direttore della Galleria Ca' d'Oro

La pittura di Delle Noci non deve, nonostante tutto e in ogni caso, intendersi quale pittura strettamente fiabistica. Egli infatti ha lo sguardo ironico di un viandante aristocratico in carrozza a cavalli che vede, guarda ed osserva ma prende le distanze, così tanto prende le distanze da riuscire simbolico. I suoi quadri sono immagini di realismo con effetti di allucinata surrealtà e con una capacità disegnativa quasi mostruosa che rendono Delle Noci un artista di grande sensibilità e talento. E, come dice Jean Starobiniski: "Tutto si svolge nel tempo di una favola senza età" . Favola il cui richiamo alla memoria diventa un provocatorio presente, dove la vita assente rianima indefinitivamente il furore mai placato dei corpi immaginari.

Bassorilievo

testo di Marino Piazzolla

Nell'arco eterno del cielo il Cosmo tu
si staglia esatto nei Segni Zodiacali
dove il sole squilla - gallo di Dio -
e luce ti viene incontro con esattezza.

Chi guida la tua mano è la durata
in cui il passato è l'avvenire stesso
nel tempo del presente.

La tua arte è precisa
ha la purezza dei miti in taglio assiro.
Quel misterioso stare fra cielo e terra degli egizii
la danzante malia dei babilonesi
il nitore arboreo dei greci.

Tu non sogni ma vedi.
Hai la mano maga e il colore dolce di lame luminose
su cui gli Dei incontrano se stessi
e imparano a memoria il destino dell'uomo.

Più che un surrealista sei un superrealista
inventi cioè con precisione i tuoi segni
le tue luci improvvise i colori
come le prove di un al di là che attrae e che stupisce ad ogni scatto d'istante umano.

Cerchi pertanto l'armonia la esatteza del Cosmos
dove il sacro dimora e le luci degli astri si scontrano perché, zampilli tutta la bellezza di sempre.